GEORGE BENSOUSSAN, “L’eredità di Auschwitz, Come ricordare?”

Oggi, rispetto ad alcuni decenni fa, nei manuali di storia, così come nel comune riflettere collettivo, il tema della Shoah (lo sterminio degli ebrei) è sempre più presente e marcato. Gli anni della Seconda Guerra Mondiale, le sue cause e conseguenze hanno portato nella  società di oggi nuovi valori o, forse, valori preesistenti che sono stati dimenticati e spazzati via dai regimi totalitari.  Questo fenomeno è forse dovuto a una presa di coscienza del singolo, ma in modo particolare della società odierna, che riconosce nell’oblio un pericolo per la stabilità comune: “è risaputo che a lungo termine il non-detto mina qualsiasi edificio politico”, afferma Bensoussan.
Il ricordo quindi, nella mia opinione, non ha una valenza fondamentale “solo” per onorare gli ebrei che hanno patito sofferenze inimmaginabili, ma soprattutto per non dare per scontati valori e principi che oggi riteniamo naturali, in quanto insiti nella nostra cultura, ma per i quali milioni di persone hanno versato fiumi di sangue per poi essere dimenticati per anni. Ricordare è utile per dare valore a questi principi e prendere coscienza che non sono sottintesi, che ancora oggi non tutti godono di essi, che dobbiamo tenere stretti per evitare che atrocità simili possano ripetersi nuovamente e soprattutto che sono frutto di un passato brutale e disumano. L’importanza del ricordo risiede inoltre nell’esistenza odierna di movimenti antisemiti, fra i quali Bensoussan cita come esempio la “gioventù magrebina [che] si dimostra così apertamente antisemita”, ma anche nella nostra democrazia, e nella nostra storia.

Nel proprio percorso scolastico ogni studente si trova come minimo due volte ad affrontare il grande tema della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah. Secondo Bensoussan si dovrebbe parlare di Olocausto dentro ai limiti politici più che a quelli morali o adirittura sentimentali, in quanto la realtà storico-politica porta ad una consapevolezza oggettiva maggiore e ci fa comprendere quanto la Shoah sia strettamente legata alla modernità. Inoltre afferma che il culto della memoria che esiste oggi nella nostra società porta a una analisi poco oggettiva della realtà storica e politica, che ci porta a sentimentalizzare l’Olocausto senza comprenderne veramente l’origine e le conseguenze drammatiche.
Rifacendomi a quanto scritto da Bensoussan ne’ L’eredità di Auschwitz credo che docenti abbiano due piani sui quali poter lavorare: il primo è quello prettamente cronologico-storico-politico, il secondo è quello etico e morale. Nella mia opinione, leggermente distaccata da quella di Bensoussan, la didattica migliore è quella di lavorare su entrambi i piani, addentrandosi nelle cause della Guerra, della formazione dei regimi totalitari e dei loro ideali, per poi arrivare agli avvenimenti veri e propri e alle loro conseguenze, senza però dimenticare i valori etici, morali, psicologici, culturali e sociali che hanno marcato non solo i singoli, ma che ha trasformato una intera società.
Sono fermamente convinta che la scuola giochi un ruolo fondamentale nel trasmettere il valore della memoria, ma credo che il suo compito principale sia di sviluppare un senso critico nello studente, un sentimento di rabbia, di disgusto, di disprezzo verso quanto avvenuto, che porti l’allievo a ricercare la verità storica alle sue origini.
Per concludere, mi chiedo in particolare se l’Olocausto faccia parte della storia occidentale, della storia dell’umanità o se sia invece vivo presente! Mi chiedo se questo massacro sia così rilevante per il numero di vittime, per l’origine oscura dei crimini commessi, per il prolungato silenzio o se per il comportamento disumano di tanti uomini! Forse una risposta precisa non la possiamo trovare, ma mi trovo d’accordo con Bensoussan, che afferma che il ricordo oggettivo, storico e politico serve a evitare che quanto accaduto sia ritenuto lontano e irripetibile!

29.10.2015

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